La maggior parte delle piante carnivore appartenenti al genere delle Drosere sono autoimpollinanti, i loro fiori sono in grado cioè di produrre semi in maniera del tutto autonoma. Per altre Drosere invece, la produzione dei semi è subordinata al fatto che il loro fiore debba essere impollinato. In questo caso, la fecondazione del fiore può avvenire in maniera del tutto naturale grazie al polline trasportato dagli insetti o dal vento, oppure con tecniche artificiali come già illustrate nelle apposite sezioni. In entrambi i casi, in chi vede fiorire per la prima volta la propria pianta carnivora sorgono spesso alcune domande: come si capisce se il fiore è stato impollinato? e soprattutto, quando e come si raccolgono i semi? Prendendo in esame una Drosera capensis typical, seguiremo l'evoluzione dalla fioritura, dallo sbocciare del suo fiore, alla raccolta dei semi. Ovviamente tutto ciò che segue, potrà essere applicato anche ad altre specie di piante carnivore che presentano una fioritura del tutto simile alla Drosera capensis typica. Iniziamo quindi dal momento in cui il primo bocciolo si schiude: ecco il fiore della Drosera capensis typical. Proprio per la particolare struttura anatomica dei fiori autoimpollinnati, alla loro prima chiusura, gli stigmi (parte maschile) carichi di polline vengono a contatto con gli stami (parte femminile), questo contatto innesca il processo di impollinazione e l'ovulo del fiore viene fecondato. La fioritura durerà per circa due o tre giorni, trascorso tale periodo, i fiori rimangono chiusi definitivamente, tendendo ad appassire precocemente. Questo è uno dei primi e chiari segnali: il fiore è impollinato. Nell'immagine che segue possiamo vedere la parte finale dello stelo floreale dove i petali del fiore sono appassiti. Con il trascorrere dei giorni, la parte del fiore che contiene l'ovario (che d'ora in poi chiameremo "capsula"), tende ad ingrossarsi aumentano il proprio volume, questo per consentire al suo interno lo sviluppo e la maturazione dei semi. Questa modifica strutturale della capsula, toglie definitivamente ogni dubbio, e ci conferma il fatto che i fiori sono effettivamente fecondati. Nella fotografia che segue, si notano come le capsule siano decisamente più gonfie rispetto all'immagine precedente. Nel nostro caso la fecondazione è in pratica assicurata, ma se avessimo fecondato artificialmente i fiori di una pianta non autoimpollinante, il protrarsi della loro fioritura per diversi giorni, ed il mancato ingrossamento della capsula al termine della fioritura, ci fanno capire che qualche cosa non ha funzionato e che l'impollinazione non è andata a buon fine. Abbiamo quindi imparato come riconoscere un fiore correttamente impollinato. A questo punto sorge il problema successivo: capire il momento giusto per la raccolta dei semi. Non esiste purtroppo una regola precisa, il tempo di maturazione dei semi può dipendere da molti fattori, per esempio dalla specie della pianta, dalle condizioni climatiche ed altri fattori, quindi solamente l'occhio attento ed un pò di esperienza, permettono di cogliere il momento più propizio per la loro raccolta. Il fatto che le capsule assumano un colore molto scuro e tendano a seccare, (come nella fotografia che segue) ci suggerisce che i semi sono ormai prossimi alla maturazione e pronti per essere raccolti. La difficoltà di questa fase sta proprio nel decidere l'esatto momento in cui iniziare la raccolta. Un'azione anticipata porta purtroppo alla raccolta di semi ancora acerbi o non sufficientemente maturi e quindi inutilizzabili. Ritardare la raccolta può invece significare in molti casi perdere i semi. Un'improvvisa folata di vento o un contatto accidentale con lo stelo, possono causare la rottura della capsula con la conseguente dispersione e perdita dei semi. Per avere una raccolta sicura, è possibile utilizzare un piccolo e semplice stratagemma. Dopo la chiusura di tutti i fiori, è sufficiente "incappucciare" la parte finale dello stelo floreale con un piccolo sacchetto traspirante, per esempio potremo utilizzare i filtri del te o della camomilla. In questo modo non dovremo preoccuparci di cogliere il momento più propizio per la raccolta dei semi. Inoltre avremo la sicurezza di non perdere neppure un seme nel momento in cui la capsula si aprirà spontaneamente o nel caso in cui lo stelo floreale venga scosso dal vento o da un contatto accidentale. Nella foto che segue, si notano chiaramente i semi depositati all'interno del piccolo sacchetto. Vi sono ovviamente altri metodi per la raccolta dei semi, che potrebbero sembrare meno sicuri del precedente ma che sicuramente aumenterebbero l'esperienza e soddisfazioni nel campo della raccolta dei semi.
1° metodo:
Attendere che tutte le capsule presenti sullo stelo floreale, siano ben secche, recidere
l'intero stelo e picchiettarlo sopra ad un piccolo foglio bianco.
E' estremamente emozionante vedere la cascata di semi che cadono dalle capsule e si depositano sulla superficie del foglio. Vantaggi: la raccolta avviene contemporaneamente per tutte le capsule presenti sullo stelo floreale. Svantaggi: alta possibilità di perdere interamente o parzialmente i semi a causa di colpi di vento o contatti accidentali con lo stelo floreale.
2° metodo:
Questo è il metodo che normalmente utilizzo.
Consiste nello staccare le capsule singolarmente dallo stelo man mano che queste hanno raggiunto lo stadio di maturazione ottimale. Stringendo la capsula tra le dita, la si incide con uno strumento appuntito (forbici, spillo ecc) in modo da causarne la rottura. Ed ecco (come si vede nelle fotografie) la cascata di semi (il colore scuro sta ad indicare che i semi sono ben maturi. Vantaggi: raccogliendo una capsula alla volta non appena risulta pronta, si evita la perdita totale o parziale dei semi causa vento o colpi accidentali allo stelo floreale. Svantaggi: con la raccolta anticipata della capsula comporta si ottiene semi acerbi e quindi inutilizzabili. Nella fotografia, un esempio di raccolta prematura, lo si capisce dal colore chiaro che caratterizza i semi non ancora maturi. |