Gli Afidi


Afidi… un termine che per molti ha poco significato, una semplice parola composta solamente da tre vocali e due consonanti, per altri che hanno studiato un minimo di entomologia, Afidi qualifica il nome di insetti appartenenti alla famiglia delle Aphidoidea e al genere Rhynchota.
I più esperti coltivatori di piante invece rabbrividiscono solamente nel sentire pronunciare il nome di questo parassita.
Chiamati anche “pidocchi delle piante”, gli Afidi sono tra i parassiti più temuti del mondo vegetale, insetti che infestano indiscriminatamente qualsiasi specie pianta coltivata nelle zone temperate, insomma una vera piaga per ogni coltivatore.
Nonostante abbiano dimensioni molto ridotte (non superano i quattro millimetri), quando formano una colonia sono in grado di fare più danni di una mandria di bufali incontrollati.
A seconda della specie, questi insetti dal corpo morbido e dalla forma vagamente somigliante ad una pera, presentano nel loro corpo, diverse tonalità di colore, dal verde al giallo, all’arancione, al grigio, al nero o al bianco.

Struttura morfologica

Gli Afidi sono caratterizzati dal possedere una sorta di ago (simile a quello delle siringhe) chiamato stilo con il quale “pungono’ la pianta fino a raggiungere il floema, il tessuto adibito al trasporto della linfa elaborata, dalle foglie a tutte le altre parti della pianta, ed è proprio di questo elemento che gli Afidi si cibano.
Per il loro approvvigionamento idrico invece, gli afidi attingono al liquido dallo xilema, dove la linfa grezza scorre direttamente dalle radici, in questo modo permette loro di rimanere ben idratati specialmente durante i periodi più caldi e/o secchi.
Inoltre, sono dotati nella parte posteriore del loro corpo di due piccoli tubi chiamati sifuncoli attraverso i quali espellono una secrezione zuccherina appiccicosa chiamata melata.

Danni procurati

I danni procurati dagli Afidi sono classificati come diretti e indiretti.
Il danno diretto è causato sostanzialmente dall’asportazione della linfa elaborata presente nel floema, questo indebolisce la pianta e provoca uno squilibrio metabolico, come ad esempio la torsione delle foglie e nei casi più estremi, la perdita completa della foglia.
Il danno indiretto invece è arrecato dalla melata secreta dagli Afidi.
Questa sostanza contiene ingredienti come aminoacidi, proteine e zuccheri, un mix di coltura ideale per il proliferare di funghi fuligginosi.
La presenza di questi miceti, porta come conseguenza, il formarsi di una barriera nerastra sulla foglia, che impedisce a questa di assorbire la luce, quel prezioso elemento necessario assieme all’acqua e all’anidride carbonica a svolgere una corretta fotosintesi clorofilliana senza la quale la pianta finirà prima o poi indebolirsi ed in alcuni casi arrivare alla morte.

Trasmissione virus

La conseguenza più dannosa per una pianta attaccata dagli Afidi è la trasmissione dei virus.
Questi parassiti sono in grado di trasmettere in pochi secondi, decine di virus provenienti da altre piante già infette e cosa più drammatica è che difficilmente vi sono rimedi per combatterle.
La prima fase di infezione detta “fase di acquisizione” avviene nel momento in cui un Afide attinge lo stilo in una pianta infetta da virus.
In questa fase, le particelle virali si attaccano alle parti della bocca e/o vengono ingerite assieme con la linfa prelevata dalla pianta.
Quando l'afide migra su un'altra pianta sana e ripete il rituale dello stiletto per cibarsi, inizia la “fase di inoculazione”.
Questi virus posso essere classificati come “non persistenti” o “persistenti”.
I primi hanno la caratteristica di agire in brevissimo tempo sulla pianta sana, infatti una volta che l’Afide ha attaccato la pianta ospite, l’infezione avviene immediatamente.
Fortunatamente, il rischio di infezione è relativamente basso, infatti il periodo di tempo entro il quale un Afide con il virus può trasmettere la malattia ad altre piante sane (periodo di conservazione), è di pochi minuti.
Nel caso di virus persistenti invece, quando un si nutre da una pianta infettata da un virus persistente, la carica virale rimane nelle cellule dell'apparato digerente del parassita ed è espulsa attraverso la sua saliva.
Questi virus persistenti per essere potenzialmente pericolosi e trasmettibili, richiedono un lasso di tempo all'interno dell'afide che può variare da giorni a qualche mese (tempo di latenza).

Il ciclo di vita

Il ciclo di vita inizia con l’inverno, con la nuova generazione di Afidi che sopravvive alle avverse condizioni climatiche all’interno delle uova.
Con l’arrivo della primavera, le miti temperature fanno schiudere le uova deposte sulla pianta con l’arrivo dell’inverno; tutti gli afidi nati da queste uova, sono di sesso femminile.
Durante la primavere e l’estate, condizioni in cui le fonti di cibo sono abbondanti, le femmine degli Afidi si riproducono per partenogenesi senza la presenza dei maschi, aggirando il palcoscenico delle uova.
In questo periodo dell’anno, una femmina può vivere per 20/25 giorni durante i quali può partorire fino ad 12 nuovi Ascidi femmine al giorno, che maturando sessualmente in circa una settimana iniziano a procreare nuovi individui.
Con questo ritmo, è facile comprendere quanto rapidamente le popolazioni di Afidi possono formare colonie con un numero infinito di unità.
Con l’arrivo dell’autunno, le nuove generazione nate, comprendono anche Afidi maschi che fecondano le femmine, queste iniziano così a deporre le uova sulla pianta ed il ciclo di vita si chiude.
Per quanto riguarda la struttura anatomica, gli Afidi si possono classificare in alati e senza ali.
Normalmente la prima generazione, quella derivante dell’incubazione invernale delle uova, è priva di ali, ma quando la colonia si allarga e lo spazio sulla pianta inizia ad essere insufficiente, avviene qualcosa di magico, le generazioni successive di Afidi presentano le ali e questo permette loro di migrare verso altre piante e sulle quali iniziare una nuova colonizzazione.

Identificare il danno

Gli afidi producono una secrezione dolce e appiccicosa chiamata melata, quindi se si nota sulla pianta una sostanza appiccicosa, questo potrebbe essere un primo sintomo di presenza di Afidi.
La melata può presentarsi in alcuni casi con colore scuro che tende al nero, questo significa che vi è presenza oltre che di Afidi anche di funghi che impedisce alla pianta di assorbire la luce necessaria per la fotosintesi portando la pianta a morte sicura.
Le foglie possono arricciarsi e presentare una colorazione giallastra, questo in caso di una infestazione massiccia da parte di Afidi.
Se si nota un aumento della popolazione di formiche, questo potrebbe indicare la presenza di Afidi, la melata prodotta da questi parassiti è ricca di zuccheri che attirano le formiche verso la pianta. Le formiche si nutrono delle secrezioni di melata e in realtà proteggono gli afidi dai predatori.
La prevenzione è di basilare importanza per evitare il proliferare di questi sgraditi ed alquanto pericolosi ospiti che, vivono in simbiosi con le formiche che in cambio della melata offrono loro protezione e sopratutto si trasformano in veri e propri veicoli di trasporto.
Una delle possibili strategie per evitare la presenza di questi parassiti consiste nella semplice eliminazione di eventuali colonie di formiche, allontanandole con prodotti naturali a base di ortica.
In caso di attacchi già in corso, buoni risultati si ottengono spesso utilizzando rimedi del tutto naturali infatti gli Afidi posso essere sconfitti da uno dei loro peggiori nemici, le Coccinelle.
Per infestazioni più importanti si rende necessario l'utilizzo di Reldan 22 o del Provado Plus uno degli insetticidi più usati dai coltivatori di piante carnivore.
Nelle fotografie che seguono possiamo vedere gli effetti di afidi su Dionaea muscipula e Sarracenia