La trappola




A differenza di altre specie carnivore come ad esempio nella caso della Dionaea o della Nepenthes, dove la trappola vera e propria è identificata in una zona ben precisa della pianta, per la il genere Drosera, la trappola è rappresentata dall'intera foglia.
Struttura foglia Drosera

La lamina fogliare delle Drosere è dotata di piccoli peli posti sulla parte dorsale denominati "Peli unicellulari".
All’apice di ogni pelo unicellulare, è presente una piccola ghiandola bulbosa chiamata anche "Ghiandola collosa" il cui compito è quello di secerne un liquido vischioso sotto forma di piccole gocce; questo liquido contiene sostanze zuccherine che fungono da esca per attirare le prede miste ad una serie di enzimi per poterle poi digerire una volta catturate.
Lungo tutta la superficie della foglia, sono presenti inoltre delle "ghiandole sessili" che assorbono gli elementi nutritivi derivanti dalla digestione delle prede, nutrienti che la pianta utilizza per il proprio sostentamento.
Ghiandola collosa
Gli insetti, attratti dal profumo e dal luccichio delle gocce si avvicinano alla foglia rimanendo invischiati nella mucillagine prodotta dalle ghiandole collose poste all’estremità dei peli unicellulari.
La maggior parte degli insetti terrestri, sono dotati di arti robusti e muscolosi e questo permette loro di liberarsi dalle gocce di “colla”, cosa che non avviene invece per gli insetti alati che non facendone un largo uso, non posseggono zampe ben sviluppate e quindi difficilmente hanno la forza di eludere la sostanza collosa.
Per la preda inizia quindi una vera battaglia nel tentativo di liberarsi, mentre i sottili peli unicellulari si piegano verso il centro della foglia grazie ad un particolare sistema di pressione dell'acqua presente all'interno degli stessi.
Un fenomeno che in botanica prende il nome di "Nastia", in pratica si verifica un incurvamento temporaneo di un organo vegetale a causa di un accrescimento ineguale su ambo i lati dell'organo stesso, provocato in pratica da una variazione del turgore.
Questa situazione complica ancor di più la fuga del mal capitato.
Foglia arrotolata sulla preda
In alcune specie di Drosera come ad esempio nella D. capensis questa pressione d’acqua è presente anche lungo tutta la superficie della foglia, che come i sottili peli unicellulari, si arrotola sulla preda aumentando la stretta mortale.
La Drosera capensis "alba"
e Drosera binata in azione.
Alla fine la preda soccombe per sfinimento o nella maggior parte dei casi per asfissia causata dall’occlusione delle trachee da parte del liquido vischioso; la morte sopraggiunge inesorabilmente dopo qualche minuto.
Durante l’impari battaglia, la pianta secerne del nuovo liquido composto da un micidiale cocktail di enzimi tra i quali la "Chinitasi" un tipo di enzima appartenente alla famiglia delle fosfotransferasi in grado di distruggere l'esoscheletro degli insetti parte anatomica composto da chitina.
Questo particolare enzima è in grado quindi di scindere i legami della chitina, fornendo così alla pianta una buona fonte di azoto che viene assorbito dalla pianta stessa grazie alle ghiandole sessili disseminate lungo tutta la superficie della lamina fogliare.
Le Drosere sono in grado inoltre di digerire le proteine grazie ad un'altra particolare enzima prodotto dalla pianta, la "proteasi " un enzima che catalizza la rottura del legame peptidico tra il gruppo amminico e il gruppo carbossilico delle proteine.
Tentacoli
Alcune specie di Drosere, sono provviste inoltre lungo il bordo della lamina fogliare di numerosi tentacoli.
Questi particolari organi sono estremamente sensibili e si piegano in modo fulmineo verso il centro della foglia non appena vengono urtati dalla preda, catapultandola verso il centro della lamina fogliare per essere avvinghiata con più facilità dalla foglia stessa.
Questo particolare fenomeno in botanica prende il nome di “movimento aptonastico”, un movimento di curvatura di un organo vegetale determinato da un semplice contatto.
Nel caso specifico delle Drosere, per innescare lo scatto del tentacolo è sufficiente una pressione di soli 0,0008 g.
La Drosera capensis "typical"
cacciatrice
Il tentacolo è provvisto al sua apice di una ghiandola che rispetto a quelle presenti sui peli unicellulari, non produce mucillagine.
Una volta urtato dall'insetto, il tentacolo entra in una fase di pre-stimolazione senza alcun movimento, fase che dura all'incirca 400 ms.
Successivamente scatta con un movimento regolare che spinge l'insetto verso il centro della foglia, il tutto in un tempo rapidissimo che nel caso della Drosera glanduligera può arrivare anche a 75 ms.
Tuttavia la velocità di tale movimento è soggetto a più variabili ambientali quali temperatura e umidità e/o alle condizioni fisiologiche della pianta.
Il movimento di scatto del tentacolo non è purtroppo ripetibile, questo è dovuto molto probabilmente alla frattura delle cellule epidermiche che compongono il tentacolo stesso, frattura che avviene presumibilmente in conseguenza alle forti sollecitazioni di compressione dell'organo durante il suo veloce movimento di piegatura.
Una menomazione che però non incide sulle successive catture da parte della pianta poichè nel corso di una singola stagione, questa produce in ogni caso un numero consistente di nuove foglie.


Segue un elenco di alcune specie di Drosere che utilizzano i tentacoli.

Drosera aliciae Drosera burmannii
Drosera callisto Drosera capillaris
Drosera cuneifolia Drosera ericksonae
Drosera hamiltonii Drosera occidentalis
Drosera pulchella Drosera pygmaea
Drosera rotundifolia Drosera sessifolia
Drosera spatulata Drosera venusta