La fioritura




Con l'arrivo della primavera ed un lungo inverno lasciatosi alle spalle, la Dionaea muscipula fiorisce.
Il suo fiore non è certamente tra i più belli e vistosi che si possano osservare in natura, cinque piccoli petali di colore bianco all'apice di un lungo stelo floreale.
Nonostante la sua semplicità, la fioritura è interpretata dalla Dionaea muscipula come un vero e proprio rituale, un cerimoniale che in qualche caso le si può rivelare fatale, tanto da portarla alla morte.
Durante la fase di fioritura e per tutta la sua durata, la pianta pone in atto strategie geniali affinchè l'efflorescenza porti a termine il suo scopo: fiorire, produrre semi e garantire il prosieguo della specie.
Tutto inizia quando dal centro della rosetta, fà capolino qualche cosa che difficilmente l'occhio del coltivatore scambia per una nuova foglia... lo stelo floreale con la sua caratteristica forma di un turione di asparago.
Da questo momento e per tutto il tempo della fioritura, la Dionaea muscipula si priverà di ogni risorsa cedendola allo stelo floreale, trovandosi così nella situazione di dover affrontare un lungo periodo di carestia in termini di risorse.
Normalmente in natura la maggior parte di queste piante gode di ottima salute, condizione che permette loro di superare la criticità della situazione, ma per quelle coltivate la situazione si presenta alquanto diversa.
Non sempre le piante che coltiviamo sono in condizioni tali da superare questa difficile prova di privazione, uno stress che può portarle anche alla morte.
L'esperto coltivatore conosce molto bene il rituale della fioritura della Dionaea e corre ai ripari con un'azione drastica e decisa... il taglio dello stelo floreale.
La menomazione non è immediatamente recepita dalla pianta che continua imperterrita nella sua azione suicida, proprio come se lo stelo floreale fosse ancora presente.
Dopo qualche giorno, la pianta si rende conto della mutilazione subita, ma come se nulla fosse accaduto riprende la sua normale attività vegetativa.
Il taglio dello stelo floreale, deve essere eseguito non appena la sua lunghezza ha raggiunto i 4 o 5 cm., se reciso con anticipo, vi può essere la possibilità che lo stelo riformi il suo apice riprendendo la fioritura.
Inoltre tale misura è sufficiente affinchè la ferita del taglio non venga a contatto con il substrato, evitando così che la ferita possa infettarsi mettendo a rischio la vita della pianta stessa.
Nel caso in cui il coltivatore volesse impollinare i fiori per ottenerne dei semi, una volta valutata la buona salute della pianta, lascerà proseguire la fioritura, con la speranza di non doversi pentire per la scelta fatta.
Durante la sua maturazione, lo stelo floreale inizia a svilupparsi fino a raggiungere dopo qualche settimana un'altezza che varia dai 20 ai 30 centimetri.
Anche la lunghezza dello stelo floreale non è lasciata al caso, il fiore posto ben lontano dalla pianta, permetterà agli insetti impollinatori di svolgere il proprio compito in tutta sicurezza senza correre il rischio di rimanere vittime delle trappole.
Non si tratta certamente per la pianta di un'opera caritatevole nei confronti degli insetti impollinatori, ma di un sottile stratagemma per far si che questi non siano catturati e possano fecondare con tranquillità il maggior numero di fiori per garantire il proseguo della specie.
La dedizione maniacale della dionaea muscipula per lo stelo floreale è tale che in alcuni casi è possibile che su di esso si formi un'apomissia, un abbozzo di trappola.
La fioritura della Dionaea muscipula, come abbiamo visto in precedenza, è semplice ed abbastanza insignificante, ma per l'ennesima volta dobbiamo inchinarci alla straordinaria ingegnosità di questa pianta per evitare pericolose autofecondazioni.
I fiori di questa pianta carnivora sono infatti ermafroditi, cioè sono provvisti di entrambe le strutture riproduttive, sia quella femminile che quella maschile.
La parte riproduttiva femminile prende il nome di "stigma" e si trova al centro del fiore, mentre la parte sessuale maschile è composta dagli "stami", sottili protuberanze che attorniano lo stigma.
All'estremità di ogni stame vi è l'"antera" riconoscibile dalla forma di una piccola pallina che rappresenta l'organo adibito alla produzione del polline.
La caratteristica dei fiori ermafroditi è proprio quella di essere autoimpollinanti, cioè il polline prodotto dall'antera depositandosi sullo stigma innesca l'impollinazione del fiore stesso, senza l'aiuto di nessun agente esterno, in pratica il fiore può in alcuni casi autofecondarsi in maniera del tutto autonomamente.
L'autoimpollinazione da origine però a situazioni deleterie, poichè il rischio che il risultato ottenuto possa generare semi dai quali nasceranno nuove piante con caratteristiche morfologiche anomale è molto alto.
La Dionaea muscipula sembra essere ben conscia di questo fatto, ma non potendo certamente sottrarsi a ciò che "madre natura" le ha riservato, adotta ancora una volta un particolare stratagemma per evitare l'autofecondazione; i suoi fiori presentano una “dicogamia fiorale” ovvero la maturazione delle antere e dello stigma in due momenti ben differenti.
L’apparato maschile (stami e antere) maturano normalmente durante la prima apertura del fiore.
In questa fase che chiameremo “Fase maschile” gli stami sono eretti in modo da essere ben visibili agli insetti impollinatori, mentre lo stigma è ancora privo di quella parte abilitata alla ricezione del polline, quindi il fiore è nell'impossibilità di essere fecondato, sia dal polline di altri fiori, sia da quello che accidentalmente potrebbe cadere dagli stami del fiore stesso.
Il giorno successivo, subentra la "Fase femminile”, fase in cui il polline prodotto dalle antere tende a perdere la sua fecondità, mentre lo stigma raggiunge la sua maturità ed è così pronto a ricevere il polline.
Gli stami si allargano adagiandosi sui petali, in modo da evitare che i granelli di polline ancora parzialmente fertili, possano depositarsi involontariamente sullo stigma ed innescare l'autofecondazione.
In natura, la fecondazione è resa possibile dall'intervento di agenti esterni al fiore stesso, fra questi ha sicuramente un'elevata importanza il vento, in grado di trasportare il polline anche a grandi distanze e gli insetti che depositano il polline volando di fiore in fiore.
In coltivazione, la possibilità che un fiore possa essere fecondato per opera di agenti esterni è più remota.
Per questo motivo, il coltivatore che voglia ottenere semi dalla propria pianta, deve cimentarsi in quella che in gergo è chiamata l'impollinazione manuale.
Anche nel caso della Dionaea muscipula è possibile applicare questa tecnica.
Il procedimento è molto semplice e veloce, è sufficiente inumidire un cotton-fioc con dell'olio d'oliva, raccogliere il polline dalle antere di un fiore in fase maschile e depositarlo sullo stigma di un fiore in fase femminile.
In qualsiasi modo il fiore della Dionaea muscipula sia stato fecondato, dopo qualche giorno i suoi petali tendono ad avvizzire, mentre l'ovario aumenta progressivamente il suo volume a causa della maturazione dei semi.
Dopo circa 30-60 giorni, i semi raggiungono il loro stadio di maturità e possono essere raccolti e conservati nell'attesa di una futura semina che darà origine a nuove piantine.