Introduzione



Le piante carnivore e la concimazione: un equilibrio delicato. Le piante carnivore sono un esempio straordinario di adattamento evolutivo.
A differenza delle piante comuni, che assorbono i nutrienti essenziali dal suolo, queste specie si sono evolute per prosperare in ambienti estremamente poveri di nutrienti, in particolare di azoto.
L’habitat naturale: torbiere e suoli acidi La maggior parte delle piante carnivore vive in torbiere o suoli umidi e acidi, dove il pH è talmente basso da inibire la presenza e l’attività dei microrganismi azotofissatori.
Questi microrganismi, assenti o quasi, non riescono a trasformare l’azoto atmosferico in forme assimilabili dalle piante, lasciando il terreno quasi del tutto privo di questo elemento essenziale.
Per sopravvivere in queste condizioni, le piante carnivore hanno sviluppato una strategia alternativa: la cattura di insetti e altri piccoli organismi, dai quali ricavano l’azoto e altri nutrienti essenziali.
Questa fonte “animale” di nutrimento ha reso, nel tempo, l’apparato radicale di molte carnivore poco efficiente nell’assorbimento dell’azoto dal terreno.
Perché evitare i concimi convenzionali Data la scarsa capacità delle radici delle piante carnivore di assimilare azoto dal suolo, l’uso di fertilizzanti convenzionali può risultare dannoso.
La maggior parte dei concimi contiene nutrienti (NPK - azoto, fosforo, potassio), che vengono assorbiti dalla radice.
Purtroppo però nel substrato rimane il resto del composto chimico presente nel concime che crea il vero e reale problema, poichè interagendo con altri elementi, produce un accumulo sali.
Questo accumulo può alterare il pH e aumentare la salinità del substrato, causando gravi danni alla pianta fino a portarla alla morte.
Per questo motivo, nella coltivazione di piante carnivore si raccomanda di evitare qualsiasi concime standard, fatta eccezione per alcune specie, come le Nepenthes, che tollerano, e in certi casi beneficiano, di una concimazione leggera e ben gestita.
Concimi innovativi: una nuova possibilità Recentemente sono stati sviluppati fertilizzanti di nuova generazione, privi di sali residui, basati essenzialmente su componenti naturali come ad esempio le alghe marine.
Questi prodotti rilasciano nutrienti in forma pura, senza alterare il pH del terreno né causare accumuli dannosi.
Esempi di questi fertilizzanti “puliti” includono MaxSea o prodotti simili come quelli delle linee Plagron, pensati per nutrire le piante senza interferire con l’equilibrio del substrato.
Questi concimi, se usati correttamente e in dosi molto ridotte rispetto a quelle consigliate per altre piante, possono essere adatti non solo alle Nepenthes, ma anche in certi casi a sfagni e ad alcune carnivore più tolleranti.
Sebbene il costo di questi prodotti sia superiore a quello dei concimi comuni, va considerato che la loro formulazione evita i problemi tipici legati ai fertilizzanti tradizionali.
Inoltre, anche altri concimi a base di alghe, meno costosi, possono offrire benefici simili se selezionati con attenzione.