Studi recenti sul DNA hanno dimostrato scientificamente che Aldrovanda e Dionaea muscipula
sono strettamente imparentate tra loro, anche se la struttura delle loro trappole sono leggermente diverse.
La trappola della Aldrovanda è formata da due lobi semicircolari uniti tra loro da una nervatura circolare. ![]() Il picciolo che porta alla sua estremita' la trappola è ruotato di 90° a sinistra in modo che uno dei due lobi denominato “lobo delle setole” sia rivolto verso le setole, lunghi filamenti presenti in un numero che varia da 4 a 6 unità, mentre l’altro lobo denominato “lobo libero” ed è rivolto verso l’esterno del fusto. Quale sia esattamente lo scopo di queste setole non è ancora ad oggi chiaro, si può ipotizzare che il loro compito sia quello di convogliare le prede verso la trappola, ma potrebbero anche servire da scudo alla trappola stessa per evitare inutili e pericolo detriti. Oltre alla torsione del picciolo, anche la trappola risulta piegata con un angolatura di circa 40° rispetto fusto, questa posizione porta l’apertura della trappola verso l’esterno del fusto aumentando così la probabilità di catturare più prede. Ogni lobo è formato da due regioni distinte, una denominata “zona esterna” a due strati ed una denominata “zona interna” a tre strati. Il margine esterno di ogni lobo e leggermente piegato verso l’interno ed è sormontato da una fila di piccoli denti che possono variare in quantità da 60 ad 80 unità. Nella parte della zona interna sono presenti i trigger che a differenza della Dionaea muscipula, sono nell’Aldrovanda molto più numerosi, circa 80 disposti in percentuale maggiore verso la nervatura che unisce i due lobi; la loro lunghezza varia da 0,5 a 1,5 millimetri. Oltre ai trigger, nella zona interna sono dislocate le ghiandole digestive, mentre nella zona esterna, sono presenti numerosi quadrifidi, che hanno il compito di pompare l’acqua all’esterno della trappola. A differenza della gemella Dionaea le trappole della Aldrovanda risultano decisamente inaffidabile, queste possono infatti scattare al contatto di un solo trigger o chiudersi solamente quando vengono sollecitati svariati trigger. ![]()
Schema chiusura trappola
I due lobi intrappolano così al loro interno la preda serrandosi con una velocità di circa ¼ di secondo una velocità impressionante se si tiene conte della resistenza dell’acqua che ne frena la chiusura; uno dei movimenti più veloci nel regno vegetale. Nella zona esterna della trappola i quadriferi assorbenti “assaggiano” il contenuto della trappola. Nel caso in cui a far scattare la trappola non fosse una vera preda, questa si riapre in un lasso di tempo che varia dalle 10 alle 20 ore, viceversa se le ghiandole quadriferi assorbenti percepiscono l’odore molecolare della preda, iniziano una fase di aspirazione per portare l’acqua presente all’interno della trappola verso l’esterno. L’azione del pompaggio dura mediamente 30 minuti durante i quali, la trappo subisce una modifica strutturale, un lobo si piega verso l’interno del lobo opposto andando a schiacciare e a comprimere la preda sul fondo della trappola. Qui, nella zona interna, entrano in azione le ghiandole digestive che secernano un liquido che provvede a sopprimere la preda e nel contempo, grazie alla presenza di pepsina vegetale, il liquido killer provvede a discioglierne le sostanze non chitinose che compongono la preda. Terminato il processo di digestione, nei successivi 7-8 giorni la trappola si riapre preparandosi per la cattura di nuove prede. Nel video sotto, vediamo una lumachina d'acqua che lotta con tutte le sue forze per liberarsi dalla trappola mortale dell'Aldrovanda vesiculosa. Ma questa volta, la fortuna è dalla parte della lumaca (alla fine si libera): è troppo grande per entrare completamente nella trappola! La sfortuna della pianta? La trappola è troppo piccola per una preda di queste dimensioni! Un perfetto esempio di come la natura trovi sempre il suo equilibrio, anche quando sembra che una delle due parti abbia la meglio. |